Venice VR Expanded: la nuova frontiera dell’immersività

I titoli della sezione Venice VR Expanded di Venezia77 e qualche informazione su cosa ci possiamo aspettare da questa nuova edizione.


Uno dei momenti che io e le collaboratrici di fanheart3 attendiamo di più, ogni anno, è la conferenza stampa di presentazione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia… il Venice Film Festival, in breve.

La Mostra del Cinema è quel luogo che, a noi che siamo cresciute in sconosciuti paesi del Veneto, appare un po’ come un miraggio di gioia e apertura culturale a cui dedichiamo entusiasmi, energie e anche strenuo lavoro (anche quest’anno vi prenderemo parte con un premio collaterale. Visitate la pagina ufficiale dei fanheart3 awards per saperne di più).

Nel corso della conferenza stampa vengono annunciati tutti i film che saranno presentati durante quell’edizione del festival e quindi è anche il momento in cui scopriamo finalmente cosa ci riserveranno quei dieci giorni al Lido, in cui iniziamo a “plottare” (termine fandom) le nostre avventure e in cui decidiamo per che attori appostarci per che pellicole metterci in coda.

Da un paio di anni, la conferenza stampa è anche il luogo in cui finalmente scopriamo quali lavori prenderanno parte al Venice VR, ad oggi il mio spazio preferito all’interno della Mostra del Cinema (qui l’articolo 2019).

Ma quest’anno: trauma. La conferenza inizia, prosegue e si conclude e ai contenuti del Venice VR si fa riferimento solamente due volte: per accennare all’esperienza immersiva del Biennale College VR che verrà presentata (il promettente Vajont, diretto da Iolanda Di Bonaventura) e per ricordare che quest’anno il Venice VR si sposterà online, in “una piattaforma digitale innovativa che vede il sostegno di HTC VIVEPORT, Facebook’s Oculus, VRChat e VRrOOm” (x).

E i miei titoli VR? Il best of?? LE MODALITA’ DI ACCESSO???

Fortunatamente l’attesa non è stata lunga e proprio ieri mattina la Biennale di Venezia ha finalmente annunciato quanto bramavamo di sapere: la lineup ufficiale del Venice VR Expanded (un nome, una garanzia).

agnesepietrobon venice vr expanded

Ma andiamo in ordine e vediamo cosa ci aspetta in questo 2020, Covid19 permettendo.

Venice VR Expanded: la giuria

Diciamocelo subito: la giuria 2020 del Venice VR ha dato soddisfazione a molti e per motivi diversi.

Come ogni anno, tre i membri ufficiali ed una Presidente di giuria che, ad oggi, è una delle figure più conosciute nella VR anche per quanti non seguono molto il circuito festival.

Celine Tricart

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Presidente di Giuria

La sua esperienza The Key, presentata a Venezia76 dove aveva vinto il Gran Premio della Giuria per la migliore opera VR immersiva, è da qualche tempo disponibile su Oculus Store: una produzione emotivamente coinvolgente (…siete riusciti a salvarli tutti e tre o avete dovuto sacrificarli?) che è riuscita a catturare anche chi della VR segue solo l’aspetto videoludico. Ma d’altronde già Sun Ladies, per citare uno dei suoi lavori precedenti, aveva lasciato il segno e, diciamocelo: come donna, dà una certa soddisfazione vedere che almeno in quest’ambito (la VR) la presenza femminile viaggia a pari passo con quella maschile.

Asif Kapadia

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Il documentario è un ambito in cui la VR ha potenzialità infinite. Ne abbiamo parlato recentemente su fanheart3 (in collaborazione con XRMust) in un’intervista a TARGO, recentemente nominata anche per gli Emmy (recuperatela in italiano e in inglese).

Asif Kapadia di documentari se ne intende (notiamo tutti assieme quella statuetta dorata che tiene in mano nella foto). Ha vinto l’Oscar nel 2015 per Amy, il documentario su Amy Winehouse, ha recentemente girato Diego Maradona, con cui ha concorso ai Bafta… e poi, sì, ha anche quell’aggancio alla fan culture che personalmente tende ad entusiasmarmi anche più del resto: ha infatti diretto 2 episodi del (meravigliosooo) Mindhunter ed è il regista del corto The Tale of Thomas Burberry con Domhnall Gleeson, fonte di alcuni fra i più bei gifset visti su Tumblr.

Hideo Kojima

agnesepietrobon venice VR expanded jury Hideo Kojima

Alla lettura del suo nome, una delle collaboratrici a fanheart3 ha lanciato un urlo di gioia. Come biasimarla, d’altronde. Anche se non giocate ai videogiochi, non potete non aver sentito almeno nominare Metal Gear e Death Stranding, di cui Hideo Kojima è creatore. Death Stranding in particolare, che vede fra gli interpreti i “fan favourite” Norman Reedus e Mads Mikkelsen, ha recentemente sbancato ai Bafta Game Awards 2020… ma noi ci ricordiamo anche del premio ottenuto ai  Breakthroughs in Storytelling Awards, uno dei primi eventi a cui abbiamo partecipato digitalmente in periodo Covid19. Un assoluto mito nel mondo dei videogiochi con cui condividiamo anche altre sagge… opinioni.

Venice VR Expanded: lineup

Sentitevi liberi di commuovermi con me per – l’ennesima – ottima selezione portata avanti dalla Biennale Cinema e dai curatori della sezione VR, Michel Reilhac e Liz Rosenthal.

Nei mesi scorsi le mie antenne si erano rizzate su alcuni lavori immersivi che sembravano promettere cose meravigliose… ed eccoli qui, tutti belli riuniti a Venezia77.

Una selezione di 44 (!!!) progetti provenienti da 24 paesi del mondo, che rimpiango solamente di non poter vedere “in compagnia” al Lazzaretto Vecchio, per poi discuterne davanti ad un Campari Spritz (alla faccia di chi dice che la VR è un media che isola).

Torneremo a parlare dei contenuti delle esperienze in concorso nei prossimi giorni e per il momento eccone i titoli:

  • HERE di Lysander Ashton
  • TERRAIN di Lily Baldwin, Saschka Unseld, Kumar Atre (Usa, Germania, Svizzera | 45′)
  • FINDING PANDORA X di Kiira Benzing (Usa, 40′)
  • SMAGEN AF SULT (A TASTE OF HUNGER) di Christoffer Boe, David Adler (Danimarca, Svezia, Francia, 15′)
  • HAVFOLKET KALDER MØRKNET VAND (HUSH) di Vibeke Bryld (Danimarca, 10′)
  • GOODBYE MR. OCTOPUS di Amaury Campion (Francia, Usa, 8′)
  • OM DEVI: SHEROES REVOLUTION di Claudio Casale (Italia, India, 23′)
  • AFRICAN SPACE MAKERS di The Nrb Bus Collective (Kenya, Germania, 50′)
  • BABA YAGA di Eric Darnell, Mathias Chelebourg (Usa, 15′)
  • SHA SI DA MING XING (KILLING A SUPERSTAR) di Fan Fan (Cina, 20′)
  • GNOMES AND GOBLINS di Jon Favreau, Jake Rowell (Usa, 120′)
  • AGENCE di Pietro Gagliano (Canada, 10′)
  • AU PAYS DU CANCRE MOU di Francis Gelinas (Canada, 6′)
  • DREAMIN’ ZONE di Fabienne Giezendanner (Francia, Svizzera, Germania, Corea del Sud, 18′)
  • PENGGANTIAN (SOSTITUZIONI) di Jonathan Hagard (Giappone, Germania, Indonesia, 12′)
  • PAPER BIRDS di German Heller, Federico Carlini (Argentina, 19′)
  • GREAT HOAX: THE MOON LANDING di John Hsu, Marco Lococo (Taiwan, Argentina, 17′)
  • BEAT di Keisuke Itoh (Giappone, 12′)
  • LA COMÉDIE VIRTUELLE di Gilles Jobin (Svizzera, 30′)
  • THE HANGMAN AT HOME. AN IMMERSIVE SINGLE USER EXPERIENCE di Michelle Kranot, Uri Kranot (Danimarca, Francia, Canada, 25′)
  • ONCE UPON A SEA di Adi Lavy (Israele, Canada, 22′)
  • THE METAMOVIE PRESENTS: ALIEN RESCUE di Jason Moore (Usa, 40′)
  • 4 FEET HIGH di Maria Belen Poncio, Rosario Perazolo Masjoan (Argentina, Francia, 15′)
  • AJAX ALL POWERFUL di Ethan Shaftel (Usa, Cina, 15′)
  • MINIMUM MASS di Raqi Syed, Areito Echevvaria (Nuova Zelanda, Francia, Usa, 20′)
  • WE LIVE HERE di Rose Troche (Usa, 12′)
  • SILTOJEN ALTA TULEVAISUUDEN IHMISELLE (MAN UNDER BRIDGE) di Hanna Västinsalo (Finlandia, 7′)
  • RECODING ENTROPIA di François Vautier (Francia, 8′)
  • KINSHASA NOW di Marc-Henri Wajnberg (Belgio, Congo, 25′)
  • WO SHENG MING ZHONG DE 60 MIAO (ONE MORE MINUTE) di Wan Daming (Cina, 26′)
  • MIRROR: THE SIGNAL di Pierre Zandrowicz (Francia, 9′)
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Un’immagine da Baba Yaga, parte della lineup di Venice VR Expanded

Venice VR Expanded: i titoli fuori concorso

Ogni anno al Venice VR vengono presentati fuori concorso una serie di titoli che si sono fatti notare nel corso dei mesi precedenti a vari festival in giro per il mondo. Si tratta di solito di quei prodotti che, se un po’ segui il settore, hai sentito nominare ovunque e che s’hanno da vedere per capire la varietà e le possibilità offerte dalle produzioni immersive.

Nel 2019, ad esempio, era possibile trovare classiche “escape room” (uno dei generi più popolari nell’Oculus Store), come A Fisherman’s Tale, esperienze più teatrali/filosofiche, come The Collider, narrazioni interattive e coinvolgenti, fra cui Wolves in the Wolves che ha vinto il premio VR Fan Experience della prima edizione dei fanheart3 awards, esperienze che mostrano la VR come strumento formativo (l’affascinante Le Cri VR) e documentaristico (il pluripremiato Traveling While Black).

Anche quest’anno la selezione non è da meno.

SOUND SELF: A TECHNODELIC | Robin Arnott

Questa esperienza psichedelica che dichiara di voler “indurre uno stato meditativo” (x) attraverso suoni e respiro, per ritrovare le energie necessarie a far fronte allo stress e alle fatiche della vita, potrà non essere per tutti ma certo incuriosisce.

Nel Manifesto si può scoprire qualcosa di più, ma per quanti vogliono un po’ di supporto visivo per farsi un’idea, rinviamo al teaser.

Ammetto che esperienze del genere non sono molto il mio forte, ma per quanti non vogliono per il momento fruire della versione a pagamento, la possibilità offerta dal Venice VR Expanded può essere una buona occasione.

DOWN THE RABBIT HOLE | Ryan Bednar

Uno dei prodotti di punta acquistabili anche su Oculus Store, Down the rabbit hole vince facile (in senso buono) perchè prende quello che, a mio parere, è il mondo perfetto da visitare con la virtual reality – Wonderland – e ci conduce al suo interno. Non è la storia di Alice nel Paese delle Meraviglie, ma una sorta di prequel, in un susseguirsi di enigmi e stanze che ci conducono sempre più a fondo nella tana del coniglio.

Ottimo lavoro con la motion sickness – di cui la presente soffre come poche cose al mondo – e adatto agli spazi piccoli, ha una grafica efficace, che viene citata in quasi tutte le recensioni su Oculus, e personaggi coinvolgenti.

Nota di colore: il gioco – perchè di questo, alla fine, si tratta – ha una durata di 300 minuti complessivi. Aver trasferito il Venice VR online, quindi, supponiamo darà la possibilità di fruire di DTRH un po’ più a lungo di quanto sarebbe stato fattibile fare direttamente “in loco”.

1ST STEP – FROM EARTH TO THE MOON | Jörg Courtial, Maria Courtial

Di questo lavoro si parla da quando è entrato a far parte della lineup del Cinema360 del Tribeca Immersive. La possibilità data dal Tribeca Film Festival ai propri utenti di fruire dei contenuti della sezione gratuitamente online ha permesso a molti che mai si sarebbero recati fisicamente al festival di scoprire alcuni dei meravigliosi lavori selezionati.

1st Step è uno dei questi, e quello di cui ho sentito parlare meglio da quei (pochi, purtroppo) amici che, possedendo un visore, hanno potuto unirsi all’evento.

Mix fra documentario e favola, 1st Step narra il sogno delle missioni spaziali Apollo che hanno portato l’uomo a toccare la luna per la prima volta ormai 50 anni fa. Con “impostazioni fotorealistiche di eccezionale ricchezza di dettagli, ricostruite in 3D sulla base dei dati originali della NASA e con la consulenza di esperti dell’ESA” (dal sito ufficiale), sicuramente l’esperienza ideale per quanti amano guardare ancora lassù, alle stelle.

THE ROOM VR: A DARK MATTER | Mark Hamilton

Altra produzione disponibile, fra gli altri, per PlaystationVR, Oculus Quest, HTC Vive, The Room VR: A dark matter va a coprire le necessità di quanti amano le atmosfere “creepy”… che di solito in VR diventano molto più creepy (per ovvi motivi) di quelle dei film (forse solo The Magnus Archives ci tiene testa).

Ambientato ad inizio ‘900 al British Institute of Archeology, è un gioco da detective che punta sulla veridicità dei set, su un intelligente uso dell’audio 3D spazializzato e che ha pure il vantaggio – non trascurabile – di essere già fruibile in diverse lingue, fra cui l’italiano.

JIOU JIA (HOME) | Hsu Chih Yen

Altro titolo che è passato per il Tribeca Film Festival e che ci fa passare dalle emozioni delle escape room alle emozioni della “vita vera”: Home è un’esperienza toccante che racconta di una famiglia riunita nella vecchia casa in un pomeriggio d’estate per stringersi attorno ad una nonna anziana che ormai non riesce più a muoversi.

Un lavoro che punta sulla nostalgia del passato e degli affetti che, seppur ambientato in mondi diversi “dal nostro”, non parla poi di qualcosa che ci è così estraneo.

Potete vedere il trailer alla pagina facebook ufficiale del corto.

BLIND SPOT | Hu Zhangyang

Back to gaming con questa produzione della durata complessiva di 6 ore. Un viaggio narrativo nei disturbi psicologici che chiama in causa lo spettatore per scoprire la verità… e decidere quale accettare.

Il setting affascinante di una magione in cui sei cresciuto e che improvvisamente suona “diversa” da come la conoscevi chiama all’esplorazione.

Anche se siamo ancora una volta nell’ambito di “stanze ed enigmi da risolvere”, è interessante notare come le tre produzioni fuori concorso che seguono questa direzione tendano comunque a farlo con toni ed estetiche diverse. Un confronto che potrebbe diventare interessante approfondire per capire dove si cela la soluzione più efficace, soprattutto a livello di storytelling.

THE BOOK OF DISTANCE | Randall Okita

Lasciatemelo dire: uno dei lavori in assoluto più belli del 2020. Dal Sundance in avanti, fino alla presentazione al MOR (Museum of Other Realities) in periodo Cannes XR, The Book of Distance è una commuovente e innovativa testimonianza della potenza dell’immersività. E’ il regista stesso a guidarci alla scoperta non solo del suo passato, ma anche di un evento storico di cui pochi sono consapevoli.

Nel 1935, Yonezo Okita, nonno di Randall Okita, lascia la sua casa ad Hiroshima per trasferirsi in Canada, dove il razzismo cambia l’intera sua esistenza. Ma qual è la storia dietro quest’uomo e alla sua famiglia?

Un viaggio nella memoria, che è anche un percorso artistico di coinvolgente bellezza, tra ricordi, fotografie e parole, e in cui tutti finiamo per immedesimarci. Chi non ha mai desiderato capire da dove viene, conoscere ciò che è stato e trovare risposte a domande che ormai è troppo tardi chiedere? Fazzoletti required, siete avvisati.

DOUBLE | David Rosenberg, Glen Neath

Abbiamo già menzionato prima, fra le righe, il podcast horror The Magnus Archive. Questa installazione sembra essere uscita da uno di quegli episodi, ma si rifà in realtà ad una disturbo psicologico tanto reale quanto drammatico: la sindrome di Capgras, che fa sì che chi ne è vittima creda che le persone che ama siano in realtà state sostituite da replicanti o impostori ad esse identici ma con intenzioni malvagie.

Pensato per essere vissuto da due persone sedute ad un tavolo che cercano di familiarizzare una con l’altra, Double è la prima trasmissione su DARKFIELD RADIO, “an immersive audio experience at home” (un’esperienza audio immersiva fruibile da casa).

Fra tutti i lavori sopra presentati, forse quello che ci incuriosisce di più. “There is only one rule: everyone has to be who they say they are” (x). Sento già amore e brividini per tutto ciò.

GRAVIDADE VR | Fabito Rychter, Amir Admoni

Ultimo fra i lavori fuori concorso, anche Gravidade VR (conosciuta come “Gravity VR”) ha già fatto parlare di sè a diversi festival ed eventi. Un mondo surreale in cui ogni cosa è in caduta perenne e dove due fratelli vivono come se tutto fosse normale; una storia sperimentale e surrealista che già sulla carta sembra avere la capacità di sfruttare la VR al massimo delle potenzialità. Unico dubbio: ucciderà chi soffre di motion sickness? Una sfida con risultati che sono curiosa di scoprire.

Biennale College VR, fuori concorso al Venice VR Expanded

A chiudere i titoli in programma al Venice VR Expanded, i quattro progetti selezionati per il Biennale College VR.

  • MEET MORTAZA VR di Joséphine Derobe (Francia, Belgio, 13′), sviluppato in occasione del Biennale College VR, ma non finanziato direttamente
  • VAJONT di Iolanda Di Bonaventura (Italia, 25′), prodotto con il Biennale College Cinema VR grant
  • IL DUBBIO. EPISODIO 1 di Matteo Lonardi (Italia, 7′), sviluppato in occasione del Biennale College VR, ma non finanziato direttamente
  • QUEERSKINS: ARK di Illya Szilak, Cyril Tsiboulski (Usa, 17′), sviluppato in occasione del Biennale College VR, ma non finanziato direttamente

Di Il Dubbio e Queerskins avevamo parlato, più di un anno fa, in questi articoli dedicati al Biennale College:

Anche se i due lavori sono già stati presentati a diversi eventi (vi rinviamo, per Il Dubbio, a questa recensione sul IFFR Virtual Reality e al sito ufficiale di Queerskins), sarà interessante vedere come le opere si sono evolute e sono state elaborate rispetto al progetto iniziale, presentato a Venezia, che già ci aveva incuriosito.

Anche Meet Mortaza VR viene dalle settimane residenziali del Biennale College VR (qui la pagina FB).

Se Il Dubbio è una riflessione sul processo creativo e le crisi che a volte attanagliano gli autori, Queerskins: Ark il secondo capitolo di una storia dedicata ad una madre che, dopo aver perso il figlio gay, attraverso il suo diario lo immagina vivo e inmamorato, Meet Mortaza affronta, con un approccio più documentaristico, un tema centrale – quello delle migrazioni – attraverso l’incontro con Mortaza Jami, un giovane esule afgano che per dieci anni si è rifugiato in Francia.

A chiudere la programmazione del Venice VR Expanded Vajont, diretto da Iolanda Di Bonaventura e prodotto da Saverio Trapasso.

Ho avuto occasione di scoprire degli interessanti dietro le quinte su questo lavoro e ne discuteremo nelle prossime settimane su VR Geschichten (VR Stories).

Per il momento ci limitiamo a dire che quanto Vajont promette di offrire è una storia interattiva sorprendentemente emozionante e delicatamente intima che, parlando di una tragedia familiare a molti di noi – quella del Vajont – ne varca i confini per portare avanti un discorso etico sul senso identitario e sulla perdita delle proprie radici. Molto più universale di quanto il titolo farebbe sospettare.


Torneremo ad aggiornarvi sulle modalità di fruizione del Venice VR Expanded nei prossimi giorni e, ovviamente, a breve notizie anche sulle esperienze in concorso.

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