Great Hoax: the Moon Landing è una divertentissima esperienza immersiva che riflette con ironia sui media e sulla nostra società. Un lavoro che ci convince a renderci ridicoli… ma con orgoglio.


Great Hoax: the Moon Landing diretto da John Hsu e Marco Lococo è stato il primo lavoro che ho provato alla lounge VR del Museo M9 che quest’anno ha ospitato la selezione immersiva del Venice VR Expanded di Venezia77.

Già sulla carta avevo capito che Great Hoax aveva tutte le potenzialità per diventare uno dei miei lavori preferiti del festival. Per capire il perchè vi rinvio al trailer, raccomandando di gustarvi il momento meraviglioso in cui vi rendete conto che il vostro personaggio, invece di guanti da astronauta, sta indossando delle adorabili presine a scacchi rosa.

Amore a prima vista, suvvia.

Quindi, quando la gentilissima ragazza del Museo mi ha detto: cosa desideri vedere? Questa interessante riflessione sulla diversità? Questo commuovente esperienza sulla famiglia? Io l’ho guardata negli occhi e le ho risposto: no. Voglio vedere Great Hoax e sperimentare come ci si sente ad essere un pessimo astronauta a Taiwan. Con enfasi.

La storia di Great Hoax: the Moon Landing

Great Hoax racconta la geniale idea di un regista taiwanese che per far fronte alla situazione politica del suo Stato e alla necessità di ridare gloria al suo popolo decide di offrire la soluzione che tutti i paesi nei momenti di crisi hanno avuto (…): mandare qualcuno sulla Luna.

Giusto, perchè no. Certo, lui non ha le competenze scientifiche necessarie, ma è il miglior regista di Taiwan ed è pure molto risoluto, quindi prende l’attore peggiore della storia (te) e ti propone di mettere in scena l’allunaggio e cambiare il mondo.

E se sei in dubbio se dirgli sì o no (premendo un magnifico pulsante rosso che mi ha ricordato questa serie di meme), le sue guardie del corpo stile Agente Smith e la musica in crescendo di 2001 Odissea nello Spazio ti fanno sentire spiritualmente investito del ruolo e del grande compito. Quindi: che allunaggio sia.

Un film nel cartone, un cartone nella tv, una tv nel…

Nelle produzioni VR ogni tanto capita di trovare quelle che ti portano all’interno di un film per sperimentare i dietro le quinte (ciò che sogno da una vita con la versione musical di Les Misérables – ascoltatemi, produttori là fuori!). E’ stato il caso, per citarne uno, di The Making of [5×1 Project] di Midi Z.

In Great Hoax l’effetto “metacinema” è più un effetto “metamedia” visto che l’opera ha diramazioni che intersecano vari media e varie tecnologie.

In primo luogo tu – persona reale che farà azioni reali ma in VR – sei la star che, entrata nel set cinematografico, deve interpretare il ruolo dell’astronauta (in modo vibratamente intenso, mi raccomando).

Ma il tutto avviene in versione cartone animato. Anzi, in più stili di cartone animato: quello principale dell’opera e quelli che ti mostra il regista nella slide iniziali con cui ti presenta la sua geniale idea.

Non è finita: sul finale la principale televisione taiwanese mostra in un servizio al TG il girato del tuo allunaggio e quanto sei riuscito a combinare a livello attoriale. E’ lo sbarco sulla luna più finto della storia ma a cui tutti sembrano credere.

La scena dura meno di un minuto, però, perchè poi ciò che conta per il pubblico taiwanese è il videoclip musicale conclusivo che il famoso regista ha creato e in cui canta di quanto ha guadagnato per questo film sull’allunaggio… E lì ti ritrovi ad essere involontariamente parte dell’ensemble di ballo.

Best dancing moment ever.

Da protagonista a dipendente frustrato: il tuo ruolo in Great Hoax

E’ stato detto, studiato e poi ridetto, ma una cosa che trovo sempre affascinante notare nella VR è questo: non importa se interpreti un cartone, o una persona con fattezze reali, o un essere a forma di canguro. Chi sei non cambia assolutamente nulla nel tuo sentirti davvero all’interno dell’esperienza immersiva che stai vivendo.

Della serie:

Tu: Non dirmelo, sono un androide a tre teste

Cervello: Già…

Tu: Con la coda e le orecchie da procione

Cervello: È un classico!

Tu: ...E andiamo!

#icorrectquotes #lefolliedellimperatore

In Great Hoax Hsu e Lococo ti conducono mano nella mano in un processo di identificazione che funziona benissimo.

Primo, attraverso i personaggi da loro creati ti convincono a giocare con la storia. A seguire, nelle gloriose scene in cui il regista ti tratta da eroe nazionale, ti fanno sentire protagonista indiscusso dell’opera… E infine, ti trasformano in attore misero e reietto, che vive in una stanza quanto mai squallida, circondato da immagini di gatti (OVUNQUE, sono ovunque quei malvagi) e costretto suo malgrado a rendersi ridicolo davanti alle telecamere.

Tu segui le loro indicazioni come l’obiettivamente pessimo attore che sei e nemmeno ti viene in mente di sentirti qualcuno di diverso, perchè è semplicemente troppo divertente calarsi nella parte. Un uso dell’ironia che fa dunque faville nel fomentare il tuo senso di presenza… e il tuo desiderio di renderti credibile nelle assurdità che devi fare.

Coinvolgere il pubblico con citazioni e satira

In Great Hoax si ride e lo si fa di gusto. Ed è un po’ un sollievo perchè, per quanto sia bello commuoversi, farlo con un visore addosso che inevitabilmente si appanna con le lacrime rende l’esperienza un attimo più complessa.

Dalla prima scena nello studio del regista (una figura che riporta alla mente Les Grossman di Tropic Thunder… capolavoro!) si capisce subito il tono della storia. Un mix fra satira sociale che coglie esattamente quanto del mondo, della comunicazione e della politica li rende ridicoli, e citazionismo.

Abbiamo già menzionato la colonna sonora di 2001: Odissea nello Spazio, ma è solo uno dei numerosi dettagli cinematografici che vanno a creare la giusta atmosfera, con un effetto efficacissimo sull’utente.

Infatti, laddove in altri lavori ci vuole un po’ per decidersi a lasciarsi andare, qui la voluta ironia- ed una certa dose di familiarità con scene simili viste in altri media – mette subito dell’umore adatto: il mio compito non è fare cose ed evitare di apparire ridicolo mentre le faccio. Il mio compito è esattamente quello di essere ridicolo.

Il pubblico non ride con te, in effetti, ma di te… e alla fine tu ti ritrovi a fare lo stesso.

A posteriori, il mio unico rimpianto è non aver ricreato questa gif nella scena in cui dovevo fingere di sbarcare sulla luna per la prima volta:

Come e dove vedere Great Hoax: the Moon Landing

Ahimè, il lavoro non è fruibile da casa, se come me avete solamente un Oculus Quest o un pc infelice che non supporta l’Oculus Link.

Si va di Vive e telecamere, quindi è più probabile che dobbiate aspettare che qualche altro festival (il primo in ordine di tempo sarà il NewImages Festival, da domani al 27 di settembre) metta Great Hoax: the Moon Landing a disposizione.

Ma vi dirò una cosa: stavolta va bene così. Anzi, di più: stavolta deve essere così. E’ proprio quello il senso. Perchè non riesco ad immaginarmi di vivere Great Hoax in assenza di un seppur piccolo pubblico.

Il modo in cui vi renderete imbarazzanti e al tempo stesso in cui vi sentirete gloriosi deve essere osservato dal mondo e proprio lì sta la bellezza dell’opera. In particolare nel finale, quando vi ritroverete a sparare soldi usando fucili ad acqua al ritmo di una canzone degna delle migliori summer hits (la bellezza di tutto ciò!).

Perchè forse non sarete mai dei bravi astronauti, è vero… ma dei grandi coreografi? Quello sì che è nelle vostre possibilità.